Tartufo  di Molière

 


"La forza di Tartufo è quella di cambiare le persone"

Tartufo... o l'Impostore?    Tartufo, il capolavoro sul falso devoto e sull'ipocrisia, è stata tra le commedie di  Molière quella che più ha rischiato di non essere rappresentata ai suoi tempi. Re Luigi XIV, infatti, dopo la "prima" del 1664, ne proibì le repliche per non attirarsi le ire della Cabala dei Devoti, potente associazione sorta allo scopo di ravviare la devozione e di sorvegliare i costumi. I tentativi di Molière di far recedere il Re dalla sua decisione , nonostante alcune variazioni al testo, fallirono fino al 1669, quando il Re concesse finalmente il permesso alla rappresentazione.

La commedia si basa su una classica trama che narra di un ipocrita che maschera con lo zelo religioso il perseguimento del proprio interesse, e di una famiglia di rango sociale elevato, composta da un padre babbeo, una moglie saggia e prudente, un figlio sciocco e animoso, degli innamorati litigiosi e serve ciarliere. E in ogni sua parte si sviluppa come un trionfo dell'ipocrisia.

Superfluo dunque chiedersi perché questa commedia sia stata bersaglio di frecce così velenose da parte della Chiesa seicentesca. Non solo al falso devoto (che ne è protagonista), non solo nel 1600 (quando è ambientata), disturba vedere riflesso come in uno specchio il proprio peggior difetto: l'ipocrisia.

E ancora oggi si incontra nella vita comune un tartufo. La sua forza è il plagio, il suo difetto l'ipocrisia, la sua sorte - tutti noi vorremmo - la sconfitta.

Il finale è diverso: conciliante, forse non bello. A noi piace però giustificarlo in accordo a quanto Luigi Squarzina (nella foto col gruppo) ha proposto nel suo memorabile Molière-Bulgakov con lo Stabile di Genova, e cioè come il pegno pagato da Molière al potere attraverso un'autocensura del coronamento delle trame del falso devoto e un'introduzione dell'Autorità, mai apparsa prima nella commedia, che risolve tutti i problemi. La commedia si chiude infatti con un inno adulatorio nei confronti del Re Sole, forse proprio per il fatto che egli ha posto fine, dopo anni, alla quérelle Arte - Potere, concedendone appunto la rappresentazione.


ll Cast


Tartufo    Carlo D'Adda


Orgone, il padrone di casa      Luciano Monterosso


Elmira, sua moglie    Iliana Bellussi


Marianna, loro figlia   Elisa D'Adda


Damide, loro figlio    Max Ramaciotti


Madame Pernella, madre di Orgone    Lucia Agliati


Cleante, fratello di Orgone    Massimo Corsi


Dorina, cameriera    Vittoria Butta


Annette, cameriera    Elena Rossi


Valerio, promesso sposo di Marianna    Gianni Esposito


Il signor Leale, ufficiale giudiziario    Ettore Bichisao - Stefano Guerriero


Un ufficiale di Sua Maestà    Fabrizio Schiavi - Stefano Guerriero


Regia:          Gianni Esposito


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